L’economia applicata alla realtà dei sistemi sanitari

Un ricordo di Severino Sterpi


Lo scorso settembre ci ha lasciato Severino Sterpi, economista rigoroso e illuminato, tra i primi in Italia ad applicare i metodi dell’analisi economica al settore sanitario. Era un economista attento ai temi del welfare, all’economia applicata e al ruolo economico dello Stato, con un approccio molto brillante e disincantato.

Lo ricordiamo qui non soltanto come componente del Comitato scientifico di questa rivista fin dalla sua nascita ma per il prezioso e appassionato contributo che ha dato allo sviluppo e al consolidamento di una disciplina, l’economia sanitaria, pressoché sconosciuta in Italia prima degli anni ’80.

Dopo essersi laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e avere approfondito gli studi economici in Inghilterra e Stati Uniti, Severino Sterpi inizia l’attività accademica dalla fine degli anni ’60 prima all’estero, in Canada e Belgio, e poi, dal 1968, presso le Università di Trieste, Padova, Torino, la Statale di Milano e l’Università Cattolica di Milano e Roma, insegnando Economia politica, Politica economica, Economia delle aziende pubbliche, Economia dell’impresa e Economia sanitaria.

Un tratto distintivo delle sue esperienze nei diversi atenei è stato quello di rapportarsi a colleghi e studenti con grande cortesia e signorilità, oltre alla grande disponibilità e alla forte determinazione e capacità dimostrate in occasione dell’assunzione di incarichi organizzativi anche in situazioni di particolare complessità quali la presidenza della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Padova in anni (1977-1980) segnati dal terrorismo e dal conflitto sociale.

Dopo l’esperienza all’Università di Padova, dal 1980 Severino Sterpi assume l’incarico per l’insegnamento di Macroeconomia presso l’Università di Torino. I giovani di allora ricordano ancora oggi il giorno in cui il professor Sterpi arrivò in Istituto (così si chiamavano allora gli attuali Dipartimenti). La linea ferroviaria tra Torino e Milano non era certo quella che conosciamo oggi, eppure Sterpi non mancò mai ai suoi impegni torinesi, dimostrando dedizione e attaccamento al suo ruolo di docente a tutto tondo. Nerina Dirindin, allora giovane assegnista della Facoltà di economia, ricorda i suoi apprezzamenti per Torino, città sobria, con locali storici e caffè raffinati – diceva – che osservava con l’attenzione di chi era abituato alla metropoli lombarda.

Successivamente, dal 1987, Severino Sterpi torna a Milano, dapprima presso l’Università Statale e poi, a partire dal 1990, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove assumerà l’incarico di direttore dell’Istituto di economia dell’impresa e del lavoro (tra il 1995 e il 2009) e continuerà a svolgere l’attività scientifica e didattica fino al pensionamento. È proprio in quegli anni che inizia a concentrare sempre di più la sua attenzione di ricercatore e di docente sull’analisi economica del settore sanitario.

Nel 1998 è uno dei soci fondatori dell’Associazione italiana di economia sanitaria (Aies), di cui sarà Presidente nella fase iniziale e nel periodo 2003-2005, accompagnando la nascita e consolidando un filone di studi – quello dell’analisi economica della tutela della salute – ancora poco sviluppato in Italia e progressivamente cresciuto nel corso degli anni, affermandosi non solo a livello accademico ma anche a livello delle organizzazioni sanitarie.

Tra il 2000 e il 2008 è componente del Comitato tecnico del Corso di laurea magistrale in Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari (interfacoltà tra Medicina ed Economia) presso la sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con corsi di insegnamento in Economia sanitaria e Valutazione delle tecnologie. Tra il 2002 e il 2009 è membro del Comitato direttivo del Centro di ricerche e studi sul management sanitario (Cerismas) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel corso degli anni ha collaborato anche con gruppi di lavoro del Ministero della salute.

Il percorso umano e professionale di Severino Sterpi è stato così denso e ricco di esperienze da essere difficilmente sintetizzabile in poche note. Dovendo individuare comunque i suoi principali interessi di ricerca nell’ambito dell’economia sanitaria, possiamo segnalare: l’analisi dell’efficienza e della qualità dei servizi sanitari (una testimonianza al riguardo è il suo articolo pubblicato nel 2005 su Politiche sanitarie1), lo studio del problema della tutela della salute fra integrazione e decentramento, l’analisi della sostenibilità dei sistemi sanitari. Nei contributi più recenti, inoltre, Sterpi ha dedicato un’attenzione particolare al tema della giustizia sociale e a quello dei rapporti tra efficienza ed equità nella tutela della salute. Su questo argomento va ricordato un suo prezioso contributo pubblicato su questa rivista nel 20102, in cui affermava come la non eguaglianza negli stati di salute, anche non considerando i fondamentali aspetti etici, non appaia conveniente e giustificabile neppure in termini di efficienza produttiva e proseguiva puntualizzando come dovrebbero essere considerate “non giustificabili” non solo le disuguaglianze di reddito, cultura, stato sociale, genere e etnia ma anche le diseguaglianze derivanti dalla stessa inefficienza delle organizzazioni sanitarie.

Volendo cercare un filo conduttore tra gli innumerevoli contributi offerti nel corso della sua carriera, pensiamo che i principali elementi che emergono dalla sua ricerca siano una costante tensione verso l’integrazione tra lo studio dei modelli teorici e l’analisi empirica del funzionamento dei sistemi e delle organizzazioni sanitarie, nonché la necessità di unire l’approfondimento analitico con la concreta applicazione nella realtà del settore sanitario dei risultati emergenti dall’attività di ricerca.

Il suo principale insegnamento, particolarmente prezioso per i giovani che intendano oggi fare ricerca nell’ambito dell’economia sanitaria, è quello di accompagnare sempre il rigore metodologico dell’analisi con indicazioni utili per i decisori politici. Per Severino Sterpi, gli studi, anche molto raffinati e complessi, che non contengano almeno qualche indicazione di policy concretamente applicabile nella realtà sono da considerare incompleti se non addirittura futili.


Note

1 Sterpi S (2005), Governo clinico e vincoli di economicità, Politiche sanitarie , 6: 175-187.

2 Sterpi S (2010), Salute, capitale sociale, egualitarismo, Politiche sanitarie , 11: 147-161.