Segnalazioni


Correlates of mental health symptoms among US adults during covid-19, March-April 2020

Reading Turchioe M, Grossman LV, Myers AC et al

Public Health Rep 2021; 136 (1): 97-106


La conoscenza dei segnali di deterioramento della salute mentale è fondamentale per garantire che le politiche sanitarie affrontino adeguatamente i bisogni di salute mentale delle persone durante la pandemia di covid-19. L’obiettivo dello studio, svolto nel contesto statunitense, è stato quello di esaminare i sintomi di salute mentale tra la popolazione adulta nella fase iniziale della pandemia.

Gli autori hanno condotto uno studio trasversale alla fine di marzo 2020 su un campione nazionale di 963 adulti statunitensi utilizzando una piattaforma online. I partecipanti hanno autodichiarato la propria residenza e le proprie caratteristiche psicosociali, e hanno autoriportato lo stato dei propri livelli di ansia, depressione, rabbia, funzione cognitiva e affaticamento durante la pandemia da covid-19 utilizzando scale validate di valutazione. Analisi della varianza e regressione lineare multivariata sono state utilizzate per valutare i determinanti dei sintomi di salute mentale.

Nel complesso, i partecipanti hanno riportato alti livelli di ansia e depressione. I livelli di rabbia, ansia, calo della funzione cognitiva, depressione e affaticamento erano significativamente più alti tra la generazione dei millennial e la generazione X rispetto ai baby boomer, tra chi ha dichiarato risorse finanziarie insufficienti o solo sufficienti rispetto a chi ha dichiarato di avere disponibilità economiche più che sufficienti, tra le femmine rispetto ai maschi, tra chi era affetto da una disabilità autodichiarata rispetto a chi non era affetto da alcuna disabilità, tra chi ha dimostrato una alfabetizzazione sanitaria inadeguata rispetto a una adeguata. Nei modelli adottati, essere rappresentanti della generazione X e della millennial generation rispetto a quella dei baby boomer, non avere abbastanza o solo sufficienti risorse finanziarie rispetto ad averne più che sufficienti e avere un’alfabetizzazione sanitaria inadeguata rispetto a una adeguata si sono dimostrati tutti fattori più fortemente correlati con sintomi peggiori di salute mentale.

Sulla base dei risultati di questo studio, la prevalenza dei sintomi di salute mentale durante le prime fasi della pandemia di covid-19 negli Stati Uniti si è dimostrata indipendente rispetto allo Stato di residenza e più accentuata tra i gruppi giovani, psicologicamente più vulnerabili e appartenenti alle classi sociali più disagiate.

Corona-regionalism? Differences in regional responses to covid-19 in Italy

Bosa I, Castelli A, Castelli M et al

Health Policy 2021; 125 (9): 1179-87


Lo studio ha esaminato le principali risposte regionali alla crisi dovuta a covid-19 nella fase acuta della prima ondata della pandemia (febbraio-maggio 2020) nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Sono state prese in considerazione cinque regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria e Puglia, situate al nord, al centro e al sud Italia.

Queste cinque regioni differiscono sia nei loro sistemi sanitari che nella misura in cui sono state colpite dalla prima ondata di pandemia di covid-19. Le loro risposte alla crisi sono state analizzate sulla base di sette fattori di natura gestionale: monitoraggio, apprendimento, processo decisionale, coordinamento, comunicazione, guida e capacità di recupero.

Alla luce di questi fattori, sono state discusse le analogie e le differenze tra le regioni e le loro diverse scelte istituzionali.

Tra i fattori indagati, gli autori hanno attribuito un ruolo determinante alla leadership e alla capacità di recupero. Rispetto alla leadership, le incomprensioni tra governo centrale e regioni sono molto probabilmente la ragione per cui alcune hanno preso decisioni autonome e altre hanno seguito il governo per evitare di assumersi l’onere della responsabilità. Per quanto riguarda la capacità di recupero, le differenze tra le regioni sono attribuibili alle differenze nell’organizzazione e nella dotazione strutturale antecedente l’epidemia.

Data la natura multistrato del nostro servizio sanitario e le differenze tra le regioni, gli autori auspicano un rafforzamento di un organismo di sanità pubblica incaricato di prendere decisioni e coordinare direttamente le risposte a livello nazionale durante le epidemie. Ciò non significa tornare ad un Servizio sanitario nazionale centralizzato, ma avere un sistema di gestione delle pandemie e delle altre emergenze sanitarie pubbliche a livello nazionale in grado di coordinarsi e interagire in modo efficiente ed equo con i governi regionali.



Attitudes towards vaccines and intention to vaccinate against covid-19: implications for public health communications

Paul E, Steptoe A, Fancourt D

Lancet Reg Health Eur 2021; 1: 100012


Atteggiamenti negativi nei confronti dei vaccini e incertezza o riluttanza a ricevere le vaccinazioni sono i principali ostacoli alla gestione della pandemia di covid-19 a lungo termine. Lo studio ha stimato i predittori degli atteggiamenti negativi nei confronti dei vaccini e identificato i gruppi più a rischio di riluttanza a ricevere un vaccino contro covid-19 in un ampio campione di adulti del Regno Unito.

Sono stati utilizzati dati trasversali provenienti da 32.361 adulti. È stato applicato il metodo dei minimi quadrati per esaminare l’impatto dei fattori sociodemografici e relativi a covid-19 su quattro tipi di atteggiamenti negativi al vaccino: sfiducia nei confronti del beneficio del vaccino, preoccupazioni per gli effetti imprevisti, timori per lo sfruttamento commerciale e preferenza per l’immunità naturale.

Il 16% degli intervistati ha mostrato alti livelli di sfiducia nei confronti dei vaccini in uno o più domini. Gli atteggiamenti di sfiducia nei confronti della vaccinazione erano più elevati tra gli individui appartenenti a minoranze etniche, con livelli di istruzione inferiori, reddito annuo inferiore, scarsa conoscenza di covid-19 e scarsa conformità con le linee guida per affrontare covid-19. Complessivamente il 14% degli intervistati ha dichiarato di non voler ricevere un vaccino per covid-19, mentre il 23% non era sicuro. I più grandi predittori dell’incertezza e del rifiuto del vaccino sono stati: appartenenza a gruppi a basso reddito (<16.000 sterline per anno), non aver ricevuto un vaccino antinfluenzale l’anno precedente, scarsa aderenza alle linee guida per arginare i contagi, genere femminile e convivenza con bambini. Livelli da intermedi ad alti di sfiducia nei confronti dei benefici del vaccino e preoccupazioni per futuri effetti collaterali imprevisti sono stati i fattori determinanti più importanti sia dell’incertezza che della riluttanza a vaccinarsi.

La sfiducia generale nei vaccini e la preoccupazione per i futuri effetti collaterali rappresentano ostacoli importanti per il raggiungimento dell’immunità di gregge. La comunicazione sulla salute pubblica dovrebbe essere migliorata e resa in grado di affrontare con competenza e maggiore incisività queste preoccupazioni, rivolgendosi in particolare alle donne, alle minoranze etniche e alle persone con livelli di istruzione e reddito inferiori.



Opening schools and trends in Sars-CoV-2 transmission in European countries

Buja A, Zabeo F, Cristofori V et al

Inter J Public Health 2021; 66:70

doi:10.3389/ijph.2021.1604076


I benefici della frequenza scolastica sono stati di recente soppesati rispetto al rischio di contagio da Covid. Questo studio ha esaminato i trend del contagio prima e dopo la riapertura delle scuole in 26 paesi dell’Unione europea.

Gli autori hanno confrontato i valori medi di Rt stimati prima e dopo la riapertura delle scuole, identificando gli aumenti significativi con un t-test. La metanalisi e l’analisi di metaregressione sono state eseguite rispettivamente per calcolare l’aumento complessivo di Rt per i paesi dell’Unione europea e per la ricerca di correlazioni tra gli Rt prima della riapertura delle scuole e l’aumento medio di Rt in seguito alla riapertura.

Il numero medio di riproduzione è aumentato in 16 paesi su 26. L’aumento massimo di Rt è stato raggiunto dopo una media di 28 giorni. È stata riscontrata una relazione inversa tra l’Rt prima della riapertura delle scuole e il suo aumento dopo la riapertura. Entro 45 giorni dal primo giorno di riapertura delle scuole, l’aumento medio complessivo dell’Rt per l’Unione europea è stato del 23%.

A livello europeo, una sfida importante nasce dal bisogno di contemperare il governo dei contagi e le esigenze di frequenza delle scuole.



Quality-adjusted life-year losses averted with every covid-19 infection prevented in the United States

Basu A, Gandhay VJ

Value in Health 2021; 24 (5): 632-40


Questo studio, condotto negli Stati Uniti, si è proposto di stimare gli anni di vita complessivi aggiustati per la qualità (QALY) che si sarebbero potuti guadagnare durante tutta la durata della pandemia prevenendo l’infezione da covid-19.

Gli autori hanno utilizzato un modello di simulazione probabilistica basato su una coorte, inserendo le informazioni delle più recenti stime epidemiologiche su covid-19 fornite dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi e dalla revisione della letteratura. È stata presa in considerazione l’eterogeneità dei valori dei parametri per i gruppi di età. L’esito principale studiato è stato il numero di QALY guadagnati per ogni paziente infetto e per i membri della sua famiglia, e l’effetto contagio del paziente infetto per tutta la durata della pandemia.

Prevenire l’infezione da covid-19 in un ipotetico cittadino statunitense genererebbe ulteriori 0,061 QALY (0,055 per il paziente stesso e 0,006 per i suoi familiari). Tenendo in considerazione l’effetto contagio di questa infezione e ipotizzando la disponibilità di un vaccino efficace a tre mesi, il numero di QALY guadagnati grazie alla prevenzione di una singola infezione equivale a 1,5, maturati per i pazienti contagiati e i loro familiari prendendo in considerazione l’infezione indice e le sue sequele. Questi risultati si sono dimostrati robusti per la maggior parte dei valori riscontrati nei parametri esaminati e sono stati influenzati soprattutto dall’indice di trasmissibilità, dalla probabilità di morte fuori dall’ospedale, dai tassi di rischio di ospedalizzazione variabili nel tempo e dalla morte in terapia intensiva.

Lo studio suggerisce che i benefici per la salute derivanti dalla prevenzione di una infezione da covid-19 negli Stati Uniti sono notevoli. Gli sforzi per frenare le infezioni devono soppesare i costi rispetto a questi benefici.

A cura di Silvia Coretti