Segnalazioni

Promoter or barrier? Assessing how social media predicts covid-19 vaccine acceptance and hesitancy: a systematic review of primary series and booster vaccine investigations

McKinley CJ, Limbu Y

Soc Sci Med 2024; 340: 116378

Sebbene sia noto che i social media possono contribuire a giudizi e motivazioni più o meno negativi riguardo ai vaccini contro il covid-19, la coerenza di questa relazione può variare tra le popolazioni, le piattaforme cui gli utenti accedono e la natura dell’esposizione.

Questo articolo presenta i risultati di una revisione sistematica della letteratura incentrata sull’aderenza alle campagne di vaccinazione contro il covid-19 di serie primaria e booster. La review include 113 articoli e fornisce una valutazione articolata e completa dell’associazione tra social media e aderenza alla vaccinazione esplorando:

1. come diversi giudizi espressi e azioni intraprese sui social media possano predire diversi esiti delle campagne vaccinali in termini di intenzione o riluttanza a vaccinarsi;

2. come questi effetti possano differire tra le somministrazioni primarie e le somministrazioni booster;

3. quale possa essere il contributo dei diversi social media;

4. quali differenze possano emergere tra diverse categorie di utenti.

I risultati rivelano la complessità delle relazioni tra social media ed esito della campagna vaccinale. Una forte associazione negativa tende a emergere negli studi che esaminano ‘l’utilizzo dei social media come fonte di informazione’, la ‘fiducia’, l’‘utilizzo generico dei social media’ (ossia l’esposizione passiva agli stessi) rispetto alla propensione a vaccinarsi. Al contrario, gli studi focalizzati sulla ‘ricerca di informazioni’ indicano risultati più eterogenei. Tra le poche indagini sul booster, si riscontra un numero maggiore di associazioni positive tra uso dei social media e intenzione di vaccinarsi. Prendendo in considerazione diverse piattaforme di social media e differenti campioni di popolazione, i social media si sono rivelati un predittore negativo meno robusto e meno coerente rispetto ai giudizi sulla vaccinazione e alle intenzioni di vaccinarsi di quanto ci si potesse aspettare. In particolare, i risultati mostrano che i social media possono avere una relazione meno chiara con le motivazioni che inducono a vaccinarsi quando si considera l’atteggiamento dei genitori verso le vaccinazioni infantili, oppure di gruppi di popolazioni con particolari condizioni di salute, del personale sanitario e degli studenti universitari.

Complessivamente, le campagne sui social media volte a promuovere i vaccini contro il covid-19 dovrebbero impiegare strategie distinte così da raggiungere gli individui che effettivamente considerano i social media una risorsa informativa.

Agency in urgency and uncertainty. Vaccines and vaccination in European media discourses

Wagner A, Polak P, Rudek TJ et al

Soc Sci Med 2024; 346: 116725

La pandemia da covid-19 è stata unica per la portata e l’intensità con cui le società hanno risposto, reagendo in modo diverso le une dalle altre, alla minaccia posta dal nuovo virus. La crisi sanitaria ha influenzato le società europee in molteplici modi e ha condizionato il modo in cui i media hanno rappresentato i vaccini e discusso dei fattori legati all’incertezza sugli stessi. I paesi europei differivano tra di loro nella percezione del rischio, nelle attitudini verso i vaccini e nell’adesione alle campagne vaccinali, facendo sì che il tema del covid-19 diventasse il centro del dibattito politico e giornalistico per molti mesi.

Questo articolo riporta un’analisi che rivela le differenze significative e le similitudini emerse nei dibattiti mediatici condotti nei paesi europei. Lo studio si è concentrato su sette paesi e ha considerato due dimensioni di confronto: quella tra il periodo pre-covid e l’inizio del periodo pandemico da covid, e quella tra i paesi. L’approccio metodologico, che include l’analisi linguistica e quella del campo semantico, nello studio dei discorsi dei media più importanti ha permesso agli autori di esplorare l’insieme di significati legati alla vaccinazione che potrebbero influenzare l’azione degli attori in gioco nel dibattito pubblico.

Questo approccio ha portato gli autori a ridefinire l’incertezza sui vaccini, considerando l’influenza della società in una determinata situazione e delle decisioni prese a livello collettivo piuttosto che del profilo psicologico individuale delle persone. In altre parole, l’incertezza sui vaccini può essere compresa in termini di agency (ossia di chi ha il controllo delle decisioni) e di temporalità (ossia di come tali decisioni si sviluppano nel tempo). Il dilemma della scelta, che trasforma il presente in un passato irreversibile e deve essere preso in considerazione in relazione a un futuro incerto, è particolarmente acuto sotto la pressione dell’urgenza e quando la salute di qualcuno è in gioco. Come tale, è legato a come il significato del vaccino viene co-prodotto all’interno dei discorsi pubblici.

Anche la temporalità ha un ruolo significativo nel determinare il modo in cui i media di massa contribuiscono alla comprensione dei vaccini. Essa opera in diverse dimensioni:

1. la temporalità macrostorica, che mostra la storia delle pandemie precedenti, i successi delle vaccinazioni, ma anche gli interessi dell’industria farmaceutica o gli errori nei procedimenti scientifici;

2. la temporalità microstorica, espressa sia in termini delle diverse fasi del covid-19 (la speranza nel vaccino, l’inizio della pandemia, la disponibilità dei vaccini ma solo in quantità limitate, un volume sufficiente di dosi di vaccino ma con esitazione) sia in termini di spazio-temporalità durante la pandemia: esperienze condivise a livello transnazionale da diversi paesi (come è accaduto per le conseguenze del covid-19 così come per gli effetti collaterali dei vaccini).

Substantial disparities in covid-19 vaccine uptake and unmet immunization demand in low- and middle-income countries

Fox AM, Choi Y, Lin L

Health Aff 2023; 42 (12): 1697-1705

È ampiamente riconosciuto che i vaccini sono l’arma più importante per contenere la pandemia di covid-19, riducendo la mortalità e le ospedalizzazioni e consentendo ai paesi di tornare ai livelli di attività tipici con minime interruzioni della vita sociale ed economica. Tuttavia, i paesi a basso e medio reddito di tutto il mondo faticano da una parte per ottenere l’accesso ai vaccini e alla loro distribuzione, e dall’altra per conquistare l’adesione della popolazione.

Le due principali narrazioni emerse per spiegare la bassa adesione ai vaccini contro il covid-19 nei paesi a basso e medio reddito sono incentrate sull’accessibilità limitata e sull’incertezza rispetto ai vaccini. Tuttavia, non è chiaro quanto ciascuno di questi due problemi contribuisca alla bassa adesione alla vaccinazione. Questo articolo esamina queste due barriere alla diffusione della vaccinazione. Utilizzando dati globali provenienti da un sondaggio condotto su 15.696 intervistati in 17 paesi della regione del Pacifico occidentale e africani, raccolti tra maggio 2022 e gennaio 2023, gli autori stimano la domanda non soddisfatta di vaccini e ne esaminano i predittori.

I risultati mostrano che tra i non vaccinati, al momento del sondaggio, il 50% aveva una domanda non soddisfatta, il che significa che erano ancora disposti a vaccinarsi. I tassi di domanda non soddisfatta erano più alti nei paesi africani e più bassi nei paesi del Pacifico occidentale. La percezione dell’accessibilità dei vaccini e l’età e il sesso dei rispondenti sono stati identificati come predittori costanti della domanda non soddisfatta. Questi problemi suggeriscono che la fornitura disuguale continui a svolgere un ruolo sostanziale nel limitare l’accesso ai vaccini.

Sono necessari sforzi mirati per aumentare i tassi di vaccinazione, in particolare nei paesi con una copertura bassa e una domanda non soddisfatta elevata. Gli sforzi politici dovrebbero affrontare le barriere all’accesso ai vaccini, garantire l’accessibilità e la distribuzione dei vaccini e mirare a superare l’incertezza sui vaccini, tutti fattori critici per ridurre la domanda non soddisfatta di immunizzazione e ottenere tassi di vaccinazione più elevati in tutte le regioni.

Online health information seeking and covid-19 vaccine hesitancy: evidence from 50+ Europeans

Principe F, Weber G

Health policy 2023; 138: 104942

Nell’Unione europea una persona su due cerca online informazioni sulla salute. Tuttavia, questa proporzione varia tra gli stati membri. La letteratura scientifica mostra una correlazione positiva tra il tasso di persone che cercano informazioni sulla salute online nel 2019 e l’adesione alla prima campagna di vaccinazione contro il covid-19 in Europa. L’epidemia ha evidenziato l’importanza delle informazioni sulla salute: a causa delle restrizioni di vario tipo e della pressione sui sistemi sanitari, le persone sono state costrette a rimanere a casa e a ridurre i contatti con i professionisti della salute, ma hanno aumentato l’accesso al web. Un’opinione diffusa è che internet e i social media siano tra le principali cause di disinformazione e del ritardo nell’accettazione o del rifiuto dei vaccini nonostante la loro disponibilità. L’incertezza sui vaccini nasce da numerosi fattori, tra cui l’obbligatorietà, i potenziali effetti collaterali, la conoscenza limitata sulle malattie prevenibili con il vaccino e la mancanza di fiducia sia nelle aziende che negli enti pubblici sanitari. Tale incertezza rappresenta una minaccia per il successo delle campagne di vaccinazione nazionali e quindi per la salute pubblica. In risposta a tali preoccupazioni, i social media hanno iniziato ad adottare misure per limitare la diffusione di notizie false sulle loro piattaforme.

Questo articolo affronta la questione dell’effetto della ricerca di informazioni sulla salute online rispetto alle credenze riguardanti i vaccini negli over 50, servendosi dei dati pubblicati dal Survey of health ageing and retirement in Europe (Share). Gli autori adottano una strategia di variabile strumentale che sfrutta la computerizzazione dei luoghi di lavoro avvenuta nel secolo scorso per affrontare l’endogenità. I risultati dello studio mostrano che la ricerca di informazioni sulla salute riduce fortemente l’incertezza riguardante i vaccini. I risultati rivelano anche che gli individui la cui rete sociale ha subito maggiormente l’epidemia, in termini di ospedalizzazioni e morti, sono meno propensi a essere riluttanti verso la vaccinazione. Migliorare le competenze tecnologiche degli individui potrebbe avere effetti positivi sulla sanità pubblica.

The predictors of covid-19 preventive health behaviors among adolescents: the role of health belief model and health literacy

Vasli P, Shekarian-Asl Z, Zarmehrparirouy M, Hosseini M

J Public Health 2024; 32: 157-166

Il coronavirus ha dato origine all’epidemia da covid-19 a Wuhan (Cina) nel dicembre 2019, diffondendosi in oltre 200 nazioni entro aprile 2020. La strategia primaria di controllo della pandemia è stata interrompere la catena di trasmissione del virus, promuovendo comportamenti preventivi. Gli adolescenti, in fase di crescita, sono un gruppo chiave per l’adozione di tali comportamenti, ma necessitano di un’educazione efficace dato il rischio che ignorino i consigli sulla salute e adottino comportamenti che aumentano la possibilità di infezione.

Questo articolo valuta il ruolo predittivo dei costrutti dell’health belief model (modello delle credenze sulla salute) e della competenza sanitaria nella modellazione dei comportamenti preventivi contro la malattia da coronavirus tra gli adolescenti.

Si tratta di uno studio trasversale condotto su 503 ragazze e ragazzi adolescenti iraniani, selezionati casualmente tramite campionamento a grappolo. A questo scopo, i dati sono stati raccolti online. L’analisi dei dati è stata eseguita mediante analisi di regressione insieme al modello di equazioni strutturali, considerando il livello di significatività dello 0,05.

I risultati dell’analisi mostrano che, all’aumentare dei valori di autoefficacia (ossia della fiducia da parte dell’adolescente nella propria capacità di adottare comportamenti salutari) e dei segnali di azione (ossia dei fattori o delle influenze che spingono o motivano l’adolescente ad adottare un comportamento specifico), i comportamenti preventivi aumentano. Tali comportamenti, invece, diminuiscono con l’aumento del valore delle barriere percepite (ossia degli ostacoli che gli adolescenti percepiscono come impedimenti nell’adozione di comportamenti salutari). La correlazione diretta tra competenza sanitaria relativa al covid-19 e comportamenti preventivi è risultata significativa. Inoltre, la correlazione indiretta tra competenza sanitaria relativa al covid-19 e i comportamenti preventivi, attraverso la suscettibilità percepita di essere a rischio di poter contrarre il covid, le barriere percepite, l’autoefficacia e i segnali di azione, risulta statisticamente significativa.

A cura di Silvia Coretti