Segnalazioni

Le Segnalazioni di questo numero sono incentrate sul ruolo delle reti sociali nelle decisioni sanitarie. Sempre più studi dimostrano come amici, familiari, colleghi e figure di riferimento possano orientare le scelte individuali sia attraverso il sostegno informativo sia mediante norme e pressioni sociali. L’influenza dei network emerge in diversi contesti: dall’accesso ai vaccini alla contraccezione, fino alle pratiche di prevenzione più diffuse. Queste evidenze confermano che i comportamenti sanitari non sono mai il frutto di decisioni isolate, ma si formano in un intreccio di relazioni e appartenenze. Approfondire tali dinamiche consente di progettare politiche più efficaci ed eque nel promuovere la salute pubblica.

Sources and processes of social influence on health-related choices: a systematic review based on a social-interdependent choice paradigm

Pilli L, Veldwijk J, Swait JD et al

Soc Sci Med 2024; 361: 117360

Pilli et al. offrono un contributo metodologicamente rilevante al tema delle scelte sanitarie, proponendo un quadro analitico basato su un paradigma di ‘social-interdependent choice’. Attraverso una review sistematica – condotta secondo i criteri PRISMA e realizzata su nove banche dati – il lavoro individua 208 studi pertinenti, che permettono di delineare i principali attori e meccanismi attraverso cui le relazioni sociali influenzano le decisioni sanitarie.

Innanzitutto gli autori identificano come principali fonti di influenza non il singolo individuo, bensì familiari, amici, medici specialisti e medici di base. Lo studio classifica le modalità di influenza secondo due dimensioni fondamentali: le funzioni sociali (come le interazioni diadiche, ossia i rapporti interpersonali a due, l’autorità esperta, che si basa sulla fiducia nelle competenze di un professionista, o il controllo sociale, ossia l’insieme dei meccanismi che regolano la conformità normativa) e i contenuti dei messaggi sociali (distinguendo tra quelli prescrittivi, informativi, strumentali ed emotivi). In particolare, i segnali informativi e prescrittivi risultano i più frequenti e potenti, affiancati da contenuti strumentali ed emozionali forniti principalmente attraverso interazioni personali dirette. Inoltre, le norme sociali si radicano in riferimenti concreti come amici, colleghi di lavoro o altri pazienti.

Un altro risultato chiave riguarda l’impatto concreto di queste influenze: esse incidono prima di tutto sulle alternative prese in considerazione, quindi sulle strategie di valutazione delle opzioni, e infine sugli obiettivi stessi del processo decisionale. Questo dimostra che la rete sociale agisce non soltanto sulla decisione finale ma anche sulle fasi cognitive che la precedono.

L’articolo evidenzia infine come il contesto medico – il tipo di cura, la patologia o il setting – modifichi profondamente il processo di influenza sociale, suggerendo che non esiste un modello unico applicabile a ogni situazione.

Questo approccio multidimensionale offre uno schema concettuale robusto per integrare le relazioni sociali nei modelli econometrici di comportamento individuale. Per i policymaker, il lavoro invita a considerare le relazioni interpersonali e i riferimenti sociali non come elementi accessori, ma come componenti centrali per progettare interventi più efficaci e realistici nel promuovere scelte sanitarie positive.

Sibling spillovers and the choice to get vaccinated

Humlum MK, Morthorst MO, Thingholm PR

J Health Econ 2024; 94: 102843

Il lavoro di Humlum et al affronta un tema cruciale per le politiche sanitarie: gli effetti diretti e indiretti (spillover) dei programmi vaccinali gratuiti, con particolare attenzione al vaccino contro l’Hpv in Danimarca. Utilizzando dati amministrativi di altissima qualità e un disegno di regressione discontinua, gli autori analizzano l’impatto dell’introduzione di programmi nazionali che offrono la vaccinazione anti-Hpv senza costi per gli adolescenti.

I risultati mostrano che l’effetto diretto sui gruppi target è stato molto marcato: l’adesione alla vaccinazione è aumentata di oltre 50 punti percentuali tra le ragazze e di circa 36 punti tra i ragazzi. Si tratta di un incremento nettamente superiore a quello stimato in contesti internazionali simili, segno che la gratuità, unita a un’informazione istituzionale chiara e alla collocazione del vaccino all’interno del programma nazionale di prevenzione infantile, ha avuto un impatto decisivo.

Un aspetto particolarmente innovativo del lavoro riguarda gli effetti sugli individui non direttamente interessati dal programma. Gli autori documentano spillover significativi verso i fratelli e le sorelle maggiori non eleggibili: +4,5 punti percentuali tra le sorelle e +3,5 punti tra i fratelli. Tali effetti, però, risultano concentrati nelle famiglie con status socioeconomico più elevato, generando un paradosso: mentre i programmi hanno ridotto le disuguaglianze tra i target diretti, le hanno aumentate tra i fratelli non eleggibili. Si osserva inoltre una certa evidenza di spillover ‘cross-vaccine’, come un incremento nell’assunzione del richiamo MMR tra le ragazze eleggibili.

L’analisi dei meccanismi suggerisce che la componente informativa e logistica abbia giocato un ruolo rilevante. Molti fratelli si sono vaccinati nelle stesse settimane, segno che i genitori hanno sfruttato la visita medica come occasione unica per più figli. Tuttavia, il costo economico non sembra la leva principale: la dimensione degli spillover non varia infatti in modo sostanziale con il reddito familiare, mentre pesa di più la disponibilità di capitale informativo e relazionale.

Lo studio contribuisce a un filone di ricerca crescente sugli effetti indiretti delle politiche sanitarie, mostrando che i programmi pubblici non agiscono solo sui destinatari immediati del programma ma influenzano anche la rete familiare. Per i decisori politici, questo implica la necessità di valutare attentamente non solo gli effetti medi di una misura, ma anche le sue conseguenze distributive. L’inclusione degli spillover nei processi di valutazione può aiutare a progettare interventi più equi ed efficaci, riducendo il rischio che strategie di successo per alcuni gruppi finiscano, paradossalmente, per ampliare le disparità in altri segmenti della popolazione.

Social connections and covid-19 vaccination

Basu AK, Chau NH, Firsin O

Health Economics 2025; 34(6): 1188–1213

Lo studio di Basu et al affronta in maniera sistematica il ruolo delle reti sociali nella diffusione della vaccinazione contro il covid-19 negli Stati Uniti. Partendo dall’idea che le decisioni sanitarie siano influenzate non solo da fattori individuali ma anche dal contesto relazionale, gli autori utilizzano un modello ‘linear-in-means’ applicato a dati settimanali di copertura vaccinale a livello di contea, combinati con informazioni sui legami di amicizia tratti da Facebook.

Il lavoro distingue tra effetti contemporanei e dinamici delle reti sociali. I risultati evidenziano un impatto significativo e positivo degli effetti contemporanei: un aumento dell’esposizione alla vaccinazione mediata da legami di amicizia è associato a una crescita più rapida del tasso di vaccinazione locale, soprattutto nei primi mesi del 2021. In termini quantitativi, un incremento di una deviazione standard nella vaccinazione delle contee connesse tramite Facebook comporta un aumento della copertura vaccinale locale tra 1,25 e 2,5 punti percentuali. Tuttavia, questo effetto si riduce nel corso dell’anno e non si riscontra alcuna evidenza di un impatto dinamico di lungo periodo: l’esperienza dei propri amici non sembra modificare in maniera persistente le convinzioni dei soggetti esitanti.

Un elemento di rilievo dello studio è il confronto con altre forme di prossimità o similarità (geografica, politica, etnica, occupazionale). Nessuna di queste variabili mostra associazioni significative una volta controllato l’effetto della rete di amicizia, suggerendo che i legami sociali personali abbiano un ruolo unico e distinto nella facilitazione dell’accesso e nella diffusione di informazioni pratiche, ad esempio sulla disponibilità di appuntamenti vaccinali.

Gli autori evidenziano come il meccanismo principale non sia legato a un apprendimento graduale sugli effetti del vaccino, bensì a un supporto immediato nel superare barriere logistiche e informative, particolarmente rilevante nelle fasi iniziali della campagna. Inoltre, l’analisi di eterogeneità mostra che l’impatto delle reti sociali è stato più forte nelle contee con bassi tassi pregressi di vaccinazione antinfluenzale, dove l’esperienza diretta di amici ha supplito a una minore familiarità con le pratiche vaccinali.

Questo studio arricchisce la letteratura sulla vaccine hesitancy, sottolineando come le reti sociali possano favorire un’accelerazione temporanea della copertura vaccinale, senza tuttavia incidere sulle convinzioni di lungo periodo. Per i decisori pubblici, ciò implica che le strategie che si appoggiano a canali sociali possono essere efficaci nel breve termine, ma necessitano di essere integrate con interventi strutturali di comunicazione e fiducia per sostenere l’adesione vaccinale nel tempo.

The role of personal social networks in parental decision-making for Hpv vaccination: examining support and norms among Florida parents

Khalil GE, Hurley CF, Higa ANet al.

Vaccines 2025; 13(7): 667

Lo studio di Khalil et al affronta un tema centrale nelle politiche vaccinali: il ruolo delle reti sociali personali nelle decisioni preventive dei genitori. La ricerca prende in esame le intenzioni vaccinali di 746 genitori residenti in Florida riguardo all’immunizzazione contro l’Hpv dei figli undicenni e dodicenni. Attraverso modelli di regressione logistica, gli autori analizzano l’impatto del sostegno percepito da familiari e amici, nonché delle norme sociali che si formano all’interno delle reti personali.

Il supporto proveniente dai principali confidenti, in particolare quando si tratta di membri della famiglia, è significativamente associato a una maggiore propensione a vaccinare. Non si tratta solo di disponibilità informativa, ma di un vero e proprio rinforzo sociale che contribuisce a ridurre l’esitazione e ad aumentare la fiducia nella scelta vaccinale. Anche le norme percepite tra amici giocano un ruolo importante: la sensazione che il proprio contesto sociale consideri la vaccinazione una pratica normale e desiderabile rafforza ulteriormente l’intenzione dei genitori a immunizzare i propri figli.

Questo meccanismo dimostra che la decisione vaccinale non è un atto individuale isolato, bensì il risultato di dinamiche relazionali che combinano fiducia, sostegno emotivo e appartenenza comunitaria. In particolare, la presenza di figure familiari con competenze o influenza in ambito sanitario può rivelarsi decisiva, fungendo da ponte tra informazione medica e pratica quotidiana.

Le implicazioni per le politiche sanitarie sono rilevanti. Interventi di promozione vaccinale che sappiano mobilitare le reti di fiducia già presenti nelle famiglie e nelle comunità possono essere più efficaci rispetto a campagne esclusivamente informative o centralizzate. Rafforzare il capitale sociale a favore della prevenzione significa, in questo senso, creare le condizioni perché la vaccinazione non sia percepita come una scelta individuale isolata, ma come parte integrante delle norme e delle aspettative condivise all’interno del gruppo di appartenenza.

Influence of social networks on women’s contraceptive decision-making and action: a qualitative study in two districts in Uganda

Birabwa C, Amongin D, Waiswa P et al

BMC Public Health 2025; 25 (1): 2286

Il lavoro di Birabwa et al analizza in che modo le reti sociali influenzino le decisioni contraccettive delle donne ugandesi. Attraverso uno studio qualitativo condotto tra febbraio e maggio 2021 in due distretti rurali, gli autori hanno raccolto 60 interviste in profondità con donne tra i 15 e i 45 anni, esplorando dinamiche di influenza e sostegno provenienti da partner, familiari e pari.

I risultati mostrano che le donne non prendono le decisioni in un contesto di isolamento, ma si appoggiano a network che forniscono tre tipi principali di supporto: informativo, sotto forma di consigli, esperienze vissute e orientamento verso i servizi formali; emotivo, attraverso rassicurazioni e convalida delle scelte, spesso da parte dei partner; e strumentale, come promemoria o aiuti pratici per recarsi ai servizi di pianificazione familiare. Tali forme di sostegno possono rafforzare la capacità decisionale delle donne, ma emergono anche pressioni sociali contrarie, soprattutto relative all’aspettativa di avere figli, che limitano o condizionano l’autonomia femminile.

Particolarmente interessante è la tensione tra l’empowerment generato da certi legami (ad esempio, madri che condividono esperienze e incoraggiano la contraccezione) e il controllo esercitato da altri (partner o suoceri che impongono scelte riproduttive tradizionali). Ne deriva un quadro complesso, in cui le reti sociali possono essere sia alleate sia ostacolo per le donne.

Gli autori concludono che per rafforzare l’‘agency’ femminile occorrono approcci multipli che coinvolgano i diversi attori dei network. Politiche e programmi di salute riproduttiva dovrebbero promuovere la comunicazione di coppia basata sull’equità, incoraggiare il sostegno dei partner e fornire informazioni accurate a livello comunitario, riducendo il peso delle norme sociali che ostacolano l’autonomia.

Questo studio contribuisce al dibattito sulle politiche di pianificazione familiare, evidenziando come le strategie di promozione della contraccezione debbano considerare non solo l’individuo, ma l’intera rete relazionale in cui le scelte vengono negoziate.

A cura di Silvia Coretti